Nei giorni scorsi l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici è stata ascoltata dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati all’interno dell’indagine conoscitiva in corso di svolgimento in materia di riordino delle professioni sanitarie. Il presidente Umberto Nocco è intervenuto presentando ai deputati della Commissione presieduta dall’onorevole Ugo Cappellacci, l’identikit dell’ingegnere clinico, le sue responsabilità e la sua presenza associativa sviluppata in Italia grazie ad AIIC.
Parlando di “ingegneria clinica e di medicina del terzo millennio”, e di criticità della professione, il presidente ha sottolineato che l’aumento imponente delle tecnologie in ambito sanitario e dei medical devices, la delocalizzazione delle cure ed il maggior utilizzo degli strumenti informativi portano ad una evidente necessità di professionisti di settore, esperti in grado di far funzionare le apparecchiature all’interno di un eco-sistema sempre più vasto e interconnesso. Eppure, ha sottolineato il presidente AIIC, “l’ingegnere clinico fatica ancora ad essere arruolato in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale nelle strutture ospedaliere”, creando criticità non facilmente risolvibili, soprattutto quando si pensa alla velocità con cui le tecnologie e le grandi apparecchiature si sviluppano e apportano innovazione al SSN.
Alla domanda posta dall’onorevole Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione, sulla carenza di ingegneri clinici all’interno delle strutture, Nocco ha risposto confermando che questa criticità esiste: “alcune regioniormai da anni ritengono necessaria la figura dell’ingegnere clinico all’interno degli organigrammi dei propri centri di cura”, ha risposto il presidente Nocco, “sarebbe auspicabile che questo approccio organizzativo fosse condiviso in tutte le regioni italiane per assicurare un governo responsabile, sicuro e competente delle tecnologie per la salute”.