Si è tenuto nei giorni scorsi a Siena il 68 Congresso nazionale dell’Ordine degli Ingegneri. Durante un evento collaterale, sempre inserito nel programma del CNI, si è tenuto presso la Sala delle Lupe in Piazza del Campo, l’incontro La tecnologia che cura: Ingegneria biomedica e clinica oltre il genere. Hanno portato la loro esperienza di fronte alla platea del CNI Liliana De Vivo (IRCCS Bambino Gesù Roma e storica rappresentante AIIC), Silvia Berardelli (Ingegnere Biomedico) e Francesca Satta (ESTAR Regione Toscana).
Le tre relatrici hanno sviluppato una serie in interventi in cui le esperienze personali sono state incrociate con quelle del mondo professionale in cui sono inserite. Inizialmente hanno presentato la figura dell’ingegnere clinico raccontando il proprio percorso formativo (laurea, percorsi post-laurea, formazione sul campo) ed hanno poi raccontato il loro focus professionale sottolineando come la figura dell’ingegnere clinico corrisponda oggi ad una professione che richiede un continuo aggiornamento tecnico/normativo ed una forte capacità di lavorare in gruppi multidisciplinari (da cui l’importanza delle soft skill). E’ stata sottolineata la crescita complessiva del settore professionale, che emerge in modo evidente e prestigioso quando si nota che molti professionisti dell’ingegneria clinica vengono ormai chiamati a tenere docenze universitarie. La conclusione dei tre interventi è stata affidata ad un racconto dei “numeri attuali” dell’ingegneria clinica in Italia, presi ddalla recente suvey di AIIC, con un focus sul vissuto professionale femminile, una “popolazione” di professionisti che porta all’interno delle tecnologie per la salute una specifica e distinguibile attitudine di genere nel rapporto con i colleghi, con i clinici, con le organizzazioni ed anche – quando possibile – con i pazienti.