di Lorenzo Leogrande *
Da molto tempo tutti coloro che si occupano di tecnologie biomediche e di apparecchiature elettromedicali, si stanno ponendo una domanda: viviamo in una situazione “sicura”, per quanto riguarda queste strumentazioni ad alta tecnologia, oppure l’evento grave e drammatico può nascondersi sempre dietro l’angolo con un carico di incertezze incontrollabili? È una domanda, in effetti, che non ci poniamo solo noi che ci occupiamo di healthcare, ma che assilla tutti quelli che hanno a che fare con tecnologie da cui dipendono vite umane e sicurezza.
È una questione che accomuna, ad esempio, chi si occupa di sanità, ma anche di trasporto aereo e di trasporto ferroviario. Come gestire reti e macchine complesse da cui dipendono quotidianamente migliaia e migliaia di esistenze? Quando, come e con quali parametri occorre verificare la perfetta funzionalità di tutta la tecnologia che ci sta intorno per permetterci una vita adeguata, semplice, soddisfacente, migliore? Le regole esistenti, le norme anche perfettamente applicate, i bandi, assicurano davvero sicurezza? I tagli ai budget (in sanità come negli altri settori) che incidenza hanno in termini di affidabilità dei servizi laddove questi incidono sulla stessa vita dei cittadini?
Per quanto riguarda la sanità nazionale, l’Associazione nazionale ingegneri clinici – una realtà che è fatta di specialisti a cui ogni giorno è richiesto di gestire, governare ed assicurare il funzionamento di milioni di apparati – si sta ponendo questo problema ormai da tempo. Le tecnologie aumentano, si innovano e si evolvono: abbiamo a che fare quotidianamente con sistemi robotizzati per chirurgia endoscopica, con acceleratori lineari, con sistemi Tac/Pet di ultima generazione, strumentazioni sempre più specifiche e reti sempre più interconnesse che portano con sé nuove performance e nuove speranze, ma anche nuove problematiche.
Alcune delle maggiori criticità del settore legate a queste riflessioni le abbiamo già poste sul tavolo di tutta la sanità italiana (e della politica sanitaria) alcuni mesi fa lanciando, insieme ad una importante serie di altre associazioni professionali in sanità, il “Manifesto per la Sicurezza del Paziente” (www.aiic.it/index.php/2017/12/28/manifesto ): espressione di nove punti irrinunciabili per fare chiarezza sulla gestione affidabile delle tecnologie per la salute, una questione che solo apparentemente riguarda gli aspetti di governo economico del sistema dell’innovazione tecnologica, ma che in realtà è requisito fondamentale per garantire ai cittadini italiani di potersi curare in completa sicurezza.
A circa un anno da quel Manifesto, oggi l’Aiic ha deciso di lanciare un evento specifico per entrare ancor più in profondità nel tema. Lo fa con un Meeting che si tiene a Napoli – “Sicurezza e tecnologie biomediche: Cosa rischiano i cittadini italiani in un contesto di scarsa manutenzione?”, 26 ottobre, Basilica di San Giovanni Maggiore – e nel quale si vuole puntare coraggiosamente ad un confronto interprofessionale: come gestiscono le criticità gli specialisti che ogni giorno si trovano ad avere a che fare con decine di voli aerei in partenza ed in arrivo? Come governano la sicurezza coloro che hanno da gestire migliaia di chilometri di ferrovie, su cui corrono treni ad alta velocità e treni per il lavoro locale? Come si preparano, quanto investono, dove risparmiano (se decidono di risparmiare) questi mondi? Ci siamo mossi da questa considerazione: viviamo problematiche simili, viste da punti di osservazione diversi: perché non unificare il tutto su un unico tavolo di confronto?
In poche parole: la nostra scelta è osservare le problematiche healthcare uscendo dal guscio. Il Servizio sanitario nazionale, che quest’anno compie 40 anni, è una conquista civile e sociale che tutti invidiano all’Italia, ma le sue criticità non possono più essere nascoste. E non stiamo parlando della pur terribile scure della riduzione degli investimenti, perché le minori risorse sono un problema visibile, ma di un problema non inferiore, cioè la consuetudine di chiudere gli occhi di fronte alla mancanza di sicurezza, argomento su cui troppo spesso si preferisce (colpevolmente) girare lo sguardo.
L’appuntamento che proponiamo a Napoli vuole diventare riferimento per noi professionisti, per tutti gli stakeholder del settore, soprattutto per i cittadini e le loro associazioni di rappresentanza, oltre che per le istituzioni locali e nazionali. Abbiamo l’obiettivo di contribuire al ripensamento e miglioramento del Ssn identificando le possibili soluzioni sulla base di esperienze positive già esistenti, dialogando ad ampio raggio, per favorire uno sguardo nuovo, che si arricchisca di nuove prospettive e proposte. Da questa attenzione riteniamo di poter generare – congiuntamente con tanti altri protagonisti – linee chiare per una soluzione consapevole e duratura delle problematiche più importanti.
* Presidente Associazione italiana ingegneri clinici
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